La vanità, il peccato preferito nell’era social

Scritto da il 11. Gennaio 2019

Qui e ora di MIRIAM CANDURRO 

Una nuova domanda esistenziale, da qualche anno, si affaccia nelle nostre vite.

Ci potrà sembrare strana, se non addirittura folle, ma dovremmo imparare a non sottovalutarla, a non farcene beffa.
A rispondere sinceramente, a porci nei suoi confronti con rispetto e attenzione. A porla ai nostri cari, ai nostri figli, ai nostri amici. Perché spesso, anche se può sembrare una domanda ai limiti dell’assurdo, la risposta potrebbe essere meno scontata di quello che si pensa.

Cosa siamo disposti a fare per avere qualche like in più sui social? Quanto vale realmente la nostra vita, la nostra dignità, la nostra intimità e la serenità delle persone che ci sono accanto?

Negli ultimi anni purtroppo ci siamo abituati a notizie di cronaca che documentano incidenti, spesso mortali, per un selfie. Ma la maggior parte delle volte sono delle mere casualità, incredibili e drammatiche.

Ma l’ultima notizia di cronaca , che devo confessarvi mi ha lasciato allibita, sfiora la violenza domestica.
Continuo a chiedermi se quello scherzo di pessimo gusto sarebbe andato avanti così a lungo – 3 minuti che appaiono interminabili anche senza un cellulare pronto a riprendere le reazioni terrorizzate di tre bambine al cospetto della befana. Tre bambine alle quali neanche per un secondo è sfiorata l’idea, né gli è stato detto, che fosse uno scherzo, che fossero vittime e protagoniste inconsapevoli della vanità perversa di chi le stava riprendendo.

« La vanità. Decisamente il mio peccato preferito » chiosava un demoniaco Al Pacino. Ma fino a pochi anni fa la vanità non aveva un metro, non poteva essere calcolata in alcun modo.

Ora si, grazie ai like e alle visualizzazioni. E mentre la nostra vanità si crogiola, noi stiamo perdendo di vista il vero senso della realtà.

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