I social nel vuoto del dolore
Scritto da Miriam Candurro il 23. Agosto 2018
Ora e Qui
Miriam Candurro
In questi giorni difficili, in cui l’Italia piange le vittime delle calamità di questo agosto infausto, i telegiornali e i quotidiani hanno spesso ricordato le persone che hanno perso la vita attraverso le foto e le frasi scritte sui loro profili social.
Quell’astrazione fatta di pensieri e immagini che scegliamo per rappresentare noi stessi agli amici e a chi capita sulle nostre pagine per caso. Quel piccolo spiraglio della nostra intimità che permettiamo di far conoscere anche agli altri.
Mi sono così trovata a riflettere su come, oggi, i social offrano in primo luogo un modo più diretto, meno filtrato, per avvicinarsi in maniera empatica e personale a chi non c’è più e ai loro familiari.
A condividere, seppur in piccola parte, un dolore, con la consapevolezza di quanto siamo tutti simili e vicini nella sofferenza.
Ma, soprattutto, grazie ai nostri profili oggi siamo noi stessi, giorno dopo giorno, a lasciare una traccia di quello che siamo e che saremo anche quando andremo via per sempre. Scegliamo oggi, pur inconsapevolmente, le foto e le frasi che ci rappresenteranno un giorno.
I nostri alter ego social sopravvivono a noi stessi, permettendo a chi ci ricorda e a chi vorrà conoscerci di farlo attraverso i nostri pensieri lasciati in rete. Le bacheche si riempiono dell’affetto di chi lascia un post, quasi questo possa raggiungere il destinatario ovunque esso si trovi.
Ed è così che i social diventano, inaspettatamente, un poetico gancio tra chi c’è e chi non c’è più, restituendo a noi e a chi ci ha amato un briciolo di quell’immortalità di cui siamo, per nostra natura, sempre alla ricerca.
La nostra presenza social resta, ovviamente, un’illusione, ma chissà se non serva a lenire in minima parte l’abissale vuoto che si lascia per sempre.