Miriam Candurro

Scritto da il 26. Aprile 2019

Miriam nasce e vive a Napoli dove consegue la maturità, presso il Lice Classico Giuseppe Garibaldi e dove successivamente si laurea in Lettere Classiche all’ Universita degli studi di Napoli

Nel 2004 esordisce come attrice con Certi bambini di Andrea e Antonio Frazzi, film vincitore di tre David di Donatello. Il ruolo complesso e sofferto di Caterina le varrà il Premio Domenico Rea, come miglior attrice esordiente.

Successivamente partecipa a varie fiction tv: E poi c’è Filippo, con Neri Marcorè e Giorgio Pasotti, Angela, film tv di Rai 1, con Sabrina Ferilli, Don Matteo 5, La squadra 7, L’inchiesta. Nel 2007 è protagonista, insieme a Massimo Ranieri e Michelle Bonev, della miniserie tv Operazione pilota, in onda su Rai 1.

Nel 2008 ritorna sul piccolo schermo con la fortunata serie tv Capri, e sul grande schermo con la commedia La seconda volta non si scorda mai e con il film italo-americano The Eternal City. Nel 2010 recita in Capri 3.

Il 12 marzo 2012 debutta nella soap opera di Rai 3 Un posto al sole nel ruolo di Serena Ciril

La mia storia inizia il 10 ottobre del 1980, in un piccolo quartiere molto vivace di Napoli, che mi è sempre andato stretto.
Tutti i miei amici avevano già il futuro scritto, io invece volevo di più: volevo andare oltre, oltre i confini del mio quartiere, oltre i confini della mia città. All’università mi sono iscritta a lettere classiche e ho iniziato a fare la modella. In quel periodo, quasi per caso, arrivò la proposta per un film che dovevano girare a Napoli. Era il mio primo provino e venni scelta per il ruolo della protagonista: arrivò il David di Donatello e tanti altri premi, arrivò la mia via d’uscita e l’inizio della carriera da attrice. La costante in tutto questo tempo è stato l’amore, perché a 16 anni ho incontrato un ragazzo che ha iniziato ad accompagnarmi in quest’avventura, sostenendomi e capendomi, e che oggi è mio marito.
Il mio primo film è stata un’esperienza inaspettata, ero guidata moltissimo dal regista perché non capivo bene cosa stessi facendo. La svolta poi è arrivata con la serie Capri: sono entrata in corsa nella seconda stagione, quando il cast era già affiatato ed è stato molto complesso. Era come mettersi a nudo davanti a persone che non conosci, è stato imbarazzante e difficile fino a quando non ho trovato il mio equilibrio dentro il gruppo. Ma io volevo tantissimo quel ruolo, si erano presentate molte napoletane, ma io sentivo che quel personaggio mi apparteneva; studiai la parte alla perfezione. La serie era vista da otto milioni di telespettatori e quando mi scelsero capii che la mia vita sarebbe cambiata radicalmente. Dal set ho capito l’importanza delle attese: cinema e tv hanno moltissimi tempi morti, resti ore ad aspettare prima che arrivi il tuo turno davanti alla camera, oppure una scena viene ripetuta anche dieci volte se non funziona. Il mio lavoro mi ha insegnato ad avere pazienza anche nella vita, che è una cosa che non avevo mai avuto. Infatti, appena ottenni il ruolo in Capri, dimostrai di non essere bravissima a gestire il tempo prendendo una decisione personale: sposarmi. Io e il mio compagno avevamo deciso di sposarci a fine delle riprese, che ovviamente ritardarono. Mi presi un giorno di pausa per quel si, fu un giorno bellissimo, rimandai il viaggio di nozze ma quella felicità non la scorderò mai.
L’amore è al primo posto nella mia vita. Amore intenso proprio in tutte le varie classificazioni: per mio marito, per i miei figli, per la famiglia in genere, per gli amici. É il mio motore, il motore che porta avanti anche la mia professione, perché se non avessi l’amore probabilmente il mio lavoro non avrebbe senso. E ai miei figli cerco di trasmettere lo stesso valore. Sono una mamma molto coccolona e chioccia, sento il bisogno del contatto fisico, perché l’amore passa anche attraverso la carezza, l’abbraccio, il bacio. A volte mi complico la vita per riuscire a stare con i miei bambini, perché so che potrei evitare di prendere treni di notte, svegliarmi all’alba, dormire in hotel una volta in più, eppure tutta questa fatica, queste ore di sonno mancate non mi pesano perché quando torno a casa, mi sdraio vicino a loro e sento il loro odore quando sanno già dormendo… beh penso che non fa niente, che va bene cosi, che ne vale la pena. Ai miei figli io do sempre e solo un consiglio: di non sprecare un attimo. Non sappiamo quanto tempo abbiamo e quando si interromperà la corsa e non vorrei mai sentire dalla loro bocca la frase “avrei potuto fare o dire”. Il condizionale non deve esistere, non bisogna mai mettere in pausa la vita pensando di non riuscire o non potere fare qualcosa che si desidera. E credo che proprio il tempo sfruttato al massimo sia il segreto di noi donne. Abbiamo qualcosa in più nel DNA, è scritto nei nostri cromosomi, ed è l’avverbio più potente del mondo: nel frattempo.
Noi siamo capaci di organizzare una giornata pensando: “mentre faccio questo nel frattempo faccio anche questo, perché se nel frattempo mi succede questo, io faccio quest’altro” . Noi riusciamo a fare venti cose contemporaneamente grazie a questo benedettissimo avverbio che è l’avverbio della mia vita. Se al mattino alle 6 devo andare sul set io alle 5 nel frattempo che faccio la doccia sto preparando il pranzo e nel frattempo sta andando la lavatrice… non abbiamo priorità, perché non lasciamo indietro niente e questo Nel Frattempo ci salva sempre. Insieme al sorriso.


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