Il dolore dei bambini esclusi a Lodi

Scritto da il 19. Ottobre 2018

“Qui e ora”

di MIRIAM CANDURRO

La peggior miseria non è la fame o la lebbra. È la sensazione di essere indesiderabile, rifiutato, abbandonato da tutti”. Questa frase così forte, cosi vera e purtroppo ancora così attuale, è stata pronunciata da una donna che parlava poco, ma quando lo faceva lasciava un segno profondo in chi l’ascoltava.

In questi giorni ricorre l’anniversario del suo Nobel per la pace. Un Nobel vinto per essersi schierata sempre e solo dalla parte degli ultimi, dei deboli, degli emarginati. Perché lei, Madre Teresa di Calcutta, sapeva più di ogni altro che l’esclusione può riguardare ogni essere umano, a prescindere dal luogo di nascita, dall’età e dalla classe di appartenenza. Lei sapeva che l’esclusione, in maniera beffarda e ” democratica”, può colpire ognuno di noi.

 

Quante volte noi stessi abbiamo dovuto convivere con questo disagio, con questa sensazione dolorosa e ingiusta. Quante volte abbiamo dovuto cercare spiegazioni per il fatto di essere stati messi da parte nei rapporti sociali. Eppure, noi adulti, per quanto ci possa pesare, ce ne facciamo una ragione. Abbiamo gli strumenti per provare a superare il disagio della esclusione eppure spesso ne siano vinti comunque.

I fatti di Lodi, in questi giorni, ci fanno riflettere su quanto possa essere ancora più duro per un bambino vivere l’esperienza dell’esclusione. Per quante ragioni ci possano essere, i bambini percepiranno, in ciò che hanno vissuto, solo il peso dell’emarginazione. E impareranno un qualcosa che per loro natura non conoscono ancora: la diversità e la difficoltà di integrazione.
Dovremmo lasciare ai bambini ancora l’innocenza dei loro anni, e non permettere ai loro giovani cuori di subire il dolore per qualcosa che ancora da adulti si fatica a comprendere.

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